martedì 30 aprile 2013

Michelangelo Florio Crollalanza ovvero William Shkespeare

William Shakespeare
È stato detto che William Shakespeare è realmente nato a Messina,in Sicilia, come Michelangelo Florio Crollalanza(e se anche gli inglesi, che hanno forte il senso del nazionalismo e dell'appartenenza, hanno fatto degli studi in tal senso, questa tesi sicuramente non è poi così folle come potrebbe sembrare) I suoi genitori non erano John Shakespeare e Mary Arden, ma erano Giovanni Florio, un medico e Guglielma Crollalanza, un nobildonna siciliana. Questo forse può spiegare i molti luoghi che caratterizzano l'Italia e i nomi italiani, come: Romeo e Giulietta - Otello - Due signori di Verona- Sogno Di una Notte Di Mezza Estate - Il mercante di Venezia - Molto rumore per nulla (ambientata a Messina) – La Bisbetica Domata - Misura per misura – Giulio Cesare - Il Racconto Dell'Inverno - La Tempesta. Da un'altra intervista fatta al prof. Iuvara è riportato: Professor Iuvara, come le venuto in mente di affermare che mister Shakespeare era in realta' il dottor Crollalanza? A parte l'evidenza della traduzione della parola Shakespeare, da Shake (Crolla) e Speare (Lancia), mi sono limitato a riprendere gli studi che altri, in precedenza, avevano aperto. Così, ho trascorso parte degli ultimi dieci anni a raccogliere documenti che confermano la mia idea. Perche`, veda, io pongo delle domande a cui nessuno ha mai saputo rispondere. E cioè: come faceva il figlio di un guantaio, come la storia ci vuol fare credere, a possedere l'immensa cultura che Shakespeare dimostro` nelle materie classiche? Come poteva, un poeta inglese, e per di piu` a quei tempi, descrivere fedelmente luoghi, paesaggi e persone italiani, così come li ritroviamo in ben 15 delle 37 opere del sommo William? E perchè la biblioteca non e' mai stata messa a disposizione dei biografi? Già. E Lei, come risponde? Esistono i documenti che provano che Michelangelo Crollalanza era figlio di Giovanni Florio e Guglielma Crollalanza, nato a Messina nel 1564. Studio` latino, greco e storia presso i francescani, prendendone il saio. Ma all'eta` di 15 anni fu costretto a fuggire con la famiglia in Veneto, a causa delle idee calviniste del padre, condannato al rogo dal Sant'Uffizio per aver pubblicato le sue accuse alla Chiesa cattolica. Michelangelo abitò nel palazzo di Otello, un nobile veneziano che, accecato dalla gelosia, aveva ucciso anni prima la moglie Desdemona. S'innamoro' a Milano di una contessina, Giulietta, che venne rapita dal governatore spagnolo il quale accusò del sequestro il giovane Crollalanza perchè convinto anticalvinista. Giulietta si suicida e fu allora che Michelangelo fuggì in Inghilterra, assumendo l'identikit di un cugino morto prematuramente: il suo nome era William. E come la mettiamo con la lingua? Le sue prime opere le fa tradurre e le mette in scena al teatro in legno "The Globe". Poi quando sposa la moglie inglese, questa gli traduce i versi più famosi. D'altronde, anche per i biografi di allora, Shakespeare mostrava di avere un accento decisamente straniero. Ho quindi l'impressione che nessuno, in Inghilterra, abbia mai avuto il coraggio di tirare fuori la sua biblioteca lasciata in eredità. Salterebbe fuori la sua vera identità. Capisco la reazione degli inglesi. Sarebbe come se ci dicessero, all'improvviso, che Dante in realtà era, faccio un esempio, uno spagnolo. Cosa spera di ricavare da questa storia? Lo faccio per passione. Mi diverto a spulciare antichi documenti e a rivedere la storia ufficiale, quando questa difforme dalla realtà dei fatti. Il Professore Iuvara ha pubblicato un Saggio dal titolo Shakespeare era italiano http://www.editorialeagora.it/rw/allegati/1.pdf Anche


anche 
Oreste Palamara cerca di saperne di più e così scrive: <<Michele Agnolo (o Michelangelo) Florio (Scrollalanza dal lato materno) (n.1564 ?), di origine quacquera, visse parte della sua vita, sfuggendo alle persecuzioni religiose, nelle isole Eolie, a Messina, a Venezia, a Verona, a Stratford e a Londra. Fu autore di molte tragedie e commedie ambientate nei luoghi suddetti, che dimostrava di ben conoscere, così come dimostrava di ben conoscere la lingua italiana ed il teatro italiano, nonché di avere una buona dimestichezza con la scena italiana. Alcune sue opere rinvenute sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come "troppu trafficu pì nnenti", scritta in messinese, che potrebbe essere l’ originale di "Troppo rumore per nulla" di Shakespeare, apparsa 50 anni dopo.  Fuggendo con la famiglia, si trovò a vivere per un certo periodo a Venezia, ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccidesse per gelosia la propria moglie. Su ispirazione di questa storia scrisse una tragedia e così come Sheakespeare scrisse successivamente l’ "Otello". Sempre fuggendo per la persecuzione religiosa, arrivò a Stratford,ove fu ospite di un oste guitto e ubriacone, forse parente della madre, che lo prese a benvolere come figlio, soprattutto perché gli ricordava il proprio figlio, William, che era morto.L’oste prese a chiamarlo affettuosamente "William". A questo punto bastava tradurre in inglese il cognome della madre (da "Scrolla lanza" o "scrolla la lancia" in "shake the speare" o "shake speare") ed ecco il nuovo cognome "Shakespeare". Nasce così WILLIAM SHAKESPEARE, non più perseguibile come quacquero fuggiasco, ma costretto a tenere il mistero sulla sua vera identità e le sue origini.

 
Nelle ricostruzioni biografiche successive il grande drammaturgo verrà ritenuto essere il terzo degli otto figli di John Shakespeare. Venuto improvvisamente dal nulla, senza luogo né data di nascita, ed impostosi prepotentemente, soprattutto a Londra, alla ribalta quale drammaturgo ed attore, genera presto curiosità e scalpore, che lo inducono ad accentuare il mistero, per non essere scoperto dai suoi persecutori. Ad accentuare il mistero altri particolari tutt’altro che irrilevanti: nei registri della scuola secondaria di Stratford non compare il nome di nessun William Shakespeare. Inoltre nel 1603 il nome di Shakespeare scompare dal registro degli attori forse per paura che i suoi persecutori fossero sulle sue tracce, dal 1603 il suo nome non figura più negli elenchi degli attori. Intorno al 1613 smette di scrivere per il teatro; il 23 Aprile 1616 muore. 


A meno che non vengano alla luce nuove prove sotto forma di manoscritti originali o fatti che colmino gli anni mancanti, William Shakespeare, "questo massimo genio della letteratura". La sua nascita e la sua formazione sono destinati a rimanere  un affascinante enigma. E noi continuiamo a sperare che sia davvero Michelangelo Floria Scrolla Lanza o Crollalancia e nell'attesa che una luce ci sveli e dia certezza al nostro desiderio, alla nostra apirazione, al nostro intuito


sabato 27 aprile 2013

Mistero: William Shakespeare era di Messina?

 William Shakespeare


Alcune biografie esordiscono così: “Tutto quello che sappiamo di William Shakespeare è che nacque nell'aprile del 1564 a Stradford-Upon-Avon, grosso centro del Warwickshire, a nord-ovest di Londra.
 Su di lui sono stati scritti un'infinità di libri, sono stati effettuati anni di pazienti ricerche nel tentativo di risolvere un unico fondamentale imbarazzante quesito: Qual è il mistero che avvolge la vita di William Shakespeare? Può essere davvero simile ipotesi una nuova questione omerica dei tempi moderni. Ciò che colpisce è che nel “The Times”, quotidiano londinese in data 8 Aprile-2000 è riportato, secondo lo studio di alcuni college inglesi e del Prof. Martino Iuvara di Ustica -docente della cattedra di Letteratura Italiana a Palermo-, un articolo secondo il quale William Shakespeare sarebbe nato proprio a Messina. L'articolo del "Time" così recita:  Il mistero di come e perché William Shakespeare sapeva così tanto dell'Italia ed ha messo tanto dell'Italia nelle sue opere(15 delle 37 opere del poeta sono ambientate in Italia)"è stato risolto" da un accademico siciliano pensionato:la questione risiede nel fatto che non era affatto inglese, ma italiano. Le biografie ammettono che ci sono moltissime lacune nella sua vita, ma attestano che Shakespeare era figlio di John Shakespeare e Mary Arden,che era nato a Stratford-Avon nel mese di aprile 1564, e che sia stato sepolto là nel mese di aprile del 1616. Tuttavia, il professor Martino Iuvara, 71 anni, un insegnante pensionato di letteratura, sostiene che Shakespeare era siciliano, nato a Messina come Michelangelo Florio Crollalanza e che fuggito a Londra a causa della santa inquisizione,essendo i genitori di lui fervidi sostenitori e assertori del calvinismo.(ricordiamoci che in quel periodo Messina era sotto il giogo della dominazione spagnola).

 Arrivato in Inghilterra nella cittadina di Stratford-Upon-Avon avrebbe trasformato quindi il suo nome da Michelangelo Florio Crollalanza, nel suo equivalente(tradotto letteralmente Shake= Scrollare; Speare= Lancia) Shakespeare, mentre il nome William lo avrebbe preso da un suo cugino da parte di madre, morto prematuramente a Stratford-Upon-Avon cittadina dove già da tempo vivevano alcuni suoi cugini. Un'altra ipotesi è invece quella secondo cui,una volta giunto in terra di britannia,non fece altro che trasformare al maschile il nome e cognome della madre Guglielma Crollalanza nell'esatta traduzione inglese, ovvero: William Shakesperare.

 Il prof. Iuvara dice che i primi dubbi vennero colti proprio in Italia, nei primi anni '20, quando venne ritrovato un volume di proverbi, "I secondi frutti", scritto nel XVI secolo da uno scrittore calvinista, tale Michelangelo Crollalanza. Molti di questi detti erano gli stessi utilizzati da William Shakespeare ne l'Amleto.
  La chiave del mistero,dice il professore, era il 1564, l'anno in cui Calvino è morto a Ginevra. Era l'anno in cui Michelangelo è nato a Messina. L'inquisizione era sulle tracce del Dott. Florio, allora la famiglia fuggì a Treviso, vicino Venezia, comprò stranamente casa Otello, proprio come l'Opera, costruita da un mercenario veneziano chiamato Otello che, la leggenda locale diceva, anni prima, avere ucciso, per la sua mal risposta gelosia, la moglie. Michelangelo ha studiato a Venezia, Padova e Mantova ed ha viaggiato in Danimarca, in Grecia, in Spagna ed in Austria. Nel 1588, a 24 anni, Michelangelo si recò in Inghilterra. Sua madre, la Signora Crollalanza, aveva un cugino inglese a Stratford, che prese il ragazzo in casa.Questo cugino di Stratford tradusse il cognome come Shakespeare,questi aveva avuto un figlio chiamato William, che era morto prematuramente. Michelangelo, dice il professore, ha semplicemente preso questo nome per se stesso, diventando William Shakespeare. 

lunedì 22 aprile 2013

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile
Nell’estrema provincia della Sicilia occidentale,il 30 maggio del 1875 a Castelvetrano, nasce Giovanni Gentile astro fulgido del pensiero filosofico europeo. Il quale contribuisce fortemente a restituire all’Italia quella dignità che la sua frammentazione politica sembrava avere offuscata, sminuendone il rispetto al mondo della cultura che egli invece rinnovava con la sua originale concezione della vita che poneva il valore dell’uomo nella pienezza della sua attività spirituale. A Palermo, Giovanni Gentile trovò nella Biblioteca Filosofica la pedana di lancio delle sue idee che dovevano dissequestrare definitivamente la cultura siciliana dal lungo isolamento cui era stata costretta durante il Regno delle due Sicilie, quasi una liberazione che fu come preludio del dissequestro che egli stesso avrebbe operato delle cultura italiana quando la scoperse sotto l’egemonia del Croce che era quella di un razionalismo a scapito del sentimento e della fantasia, privilegiando essa l’élite della intellettualità, come bandiera della opposizione del suo sostenitore carismatico a un regime, nel quele, se Gentile si integrava socraticamente il Croce si degnava di fare qualche comparsa concessiva del suo alto consiglio di saggio pontificante! Così, tra le due culture non ci fu confronto, ma scontro, uno scontro che doveva determinare la fine di un sodalizio. Giovanni Gentile, invece, non tradì mai il sentimento dell’amicizia che, per il siciliano autentico, è il più sacro dopo quello per la madre, se non reagì, corrivo astioso, ai colpi duri del Croce, rimanendogli sempre umilmente e immutabilmente legato, ignorando ogni pregiudizio politico e le stesse divergenze teoriche. Egli lanciava agli italiani, ancora, la lezione della sua cultura con l’autorità del suo pensiero e la potenza della sua parola e la diffondeva dalla cattedra della scuola, dagli organi statali del potere politico, di cui egli gestì il dicastero più moralmente impegnato, attraverso anche i convegni degli istituti culturali fondati o patrocinati da quel regime che non riuscì a imbavagliarlo: chè dal suo insegnamento (cioè dalla sua parola sempre viva, sia quella parlata che quella scritta) egli non licenziò mai pappagalli della sua cultura, ma uomini, anzi promesse di uomini nuovi, che fossero soprattutto se stessi, cioè liberi:ne indico soltanto tre, tre nomi che  rispondono a Pietro Mignosi, Giuseppe Maggiore e Michele Federico Sciacca, tutti siciliani che onorano, per altezza d’ingegno e profondità di pensiero la nostra terra. Gentile non predicò soltanto, ma praticò fino al sacrificio di sé e per il riscatto del suo popolo in una Patria grande e immortale, perché, in ogni suo atto, faceva soltanto cultura, non propaganda ideologica settaria.
 Giovanni Gentile si pone come la stella da cui traggono luce tanti studiosi del pensiero europeo contemporaneo.

venerdì 19 aprile 2013

Luigi Pirandello ad Agrigento

Luigi Pirandello
Agrigento ha dato i natali allo straordinario drammaturgo, poeta e scrittore italiano Luigi Pirandello. Per ripercorrere la vita del Maestro non si può perdere l’occasione di visitare la Casa natale, il Teatro e la Biblioteca a lui dedicati.

Casa Luigi Pirandello
 La Casa in cui nacque lo scrittore nel 1867 sorge a pochi chilometri dalla città, in una contrada di campagna detta “Caos”. Fra querce ed ulivi, a strapiombo sul mare, si ritrovano i luoghi del grande maestro. Qui la famiglia Pirandello si rifugiò ai tempi del colera nel 1867. La costruzione è del Settecento ed è stata ristrutturata dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1949 è diventata monumento nazionale. Successivamente la Regione Sicilia ha restaurato la Casa e la via che conduce al pino sotto il quale è conservata l’urna dello scrittore. Oggi all’interno si possono ammirare fotografie, recensioni, prime edizioni delle opere, quadri d’autore e locandine teatrali. In più, nella casa si organizzano mostre dedicate allo scrittore.

giovedì 18 aprile 2013

La Riserva naturale dello Zingaro

Riserva dello Zingaro (Scopello)
La Riserva Naturale dello Zingaro è la prima Riserva della regione Sicilia ad essere affidata all’Azienda Regionale Foreste Demaniali.

 Questa meravigliosa riserva si estende lungo la costa occidentale del Golfo di Castellammare che si apre nel Tirreno. La maggior parte di questa riserva ricade nel comune di San Vito lo Capo e in minor parte in quello di Castellammare e all’interno è possibile visitare, oltre le bellezze naturali, anche un Museo Naturalistico, il Museo delle Attività Marinare e il Museo della Civiltà Contadina. La superficie totale di questa riserva è pari a 1650 ettari che si estendono per 7 chilometri di costa caratterizzata da numerose calette e falesie che si buttano ripide nel mare.
 La struttura del territorio di questa riserva è il risultato del sapiente lavoro della natura e dell’uomo che fino a prima dell’istituzione ne aveva coltivato ogni piccolo tratto. Questa riserva incanta per la sua bellezza fatta di colori intensi presenti in ogni stagione, calette bianche che contrastano con il mare azzurro e il verde della macchia mediterranea. Le calette sembrano delle piccole nicchie scavate sulle muraglie dolomitiche e tra le più importanti abbiamo: Cala della Capreria, Cala del Varo, Calo della Disa o Zingaro, Cala Beretta, Cala Marinella, Cala Torre dell’Uzzo e Tonnarella dell’Uzzo. In questa riserva anche il mare ricopre importanza fondamentale con i suoi cunicoli e grotte sommerse di enorme importanza e fascino come la Grotta del Colombaccio, Grotta della Corvina, Grotta della Craperia, Grotta della Mustia e Grotta della Ficarella. Ovviamente in questo tratto di mare è stato vietato introdurre fucili, canne da pesca e qualsiasi strumento di cattura. Per ciò che concerne la flora in questi posti è possibile ammirare specie molto comuni della macchia mediterranea ma anche altre di enorme interesse: Limonio, perpetuino, garofanino, fiordaliso di Sicilia, Brassica bivoniana, Helichrysum pendulum, finocchiella, cavolo selvaggio, erba perla, vilucchio turco e il rarissimo limonio di Todaro, più diffuse la gariga a palma nana. Molti tratti sono dominati dalla prateria con barboncino mediterraneo e disa. Lungo le pendici settentrionali del Monte Passo si può ammirare una plurisecolare pianta di edera. Delle piccole aree sono lasciate all’agricoltura. , inoltre vivono in questi posti il falco pellegrino, la coturnice di Sicilia, la poiana, il gheppio, il barAnche la fauna è ugualmente ricca e vanto della riserva è l’aquila Bonelli.
Riserva dello Zingaro

 La Riserva presenta due ingressi, uno da Scopello (ingresso principale, più attrezzato dal punto di vista ricettivo) e uno da San Vito Lo Capo.

martedì 16 aprile 2013

Val di Noto



Escursione nell'Età Barocca 

 Val di Noto, nella parte sud della Sicilia, comprende otto capolavori in stile barocco: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Catania e Scicli. Le province di appartenenza sono tre: Catania, Siracusa e Ragusa. Nel 2002 Val di Noto è stata dichiarata, dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità poiché rappresenta una chiara testimonianza dell’arte e dell’architettura barocca. Ognuna di queste città porta con sé un inestimabile valore artistico e culturale che oggi mostra al mondo con vanto.




Noto


«
 Noto è una delle città d'Europa più splendidamente costruite: questa piccola remota località emerge nella memoria al pari di Würzburg oNymphenburg, come uno dei risultati più raffinati dell'età che produsse Mozart e Tiepolo »
(Douglas Sladen)





 Caltagirone

Caltagirone (la scalinata)
 Caltagirone è una delle splendide città appartenenti alla Val di Noto. Immersa nell’arte e nella bellezza la città è divisa in due da Via Roma che arriva fin ai piedi della scalinata di S. Maria del Monte. L’intera città è cosparsa di monumenti e ville da vistare quali: il teatrino, il carcere borbonico, il Museo Civico, la Villa comunale, Piazza Umberto I, Chiesa del Gesù e i quartieri di San Giorgio e San Giacomo.

 


 Militello in Val di Catania 



 Incantevole cittadina barocca nella provincia di Catania è Militello. La città deve la sua fortuna a Giovanna d’Austria che la trasformò in corte e vi passò moltissimi dei suoi giorni. La sovrana portò nella cittadina il gusto per il bello e per l’arte e le fece vivere un momento di massimo splendore. Palazzi in stile barocco riempiono la città, dal Monastero Benedettino, al museo di S. Nicolò, dalla Chiesa di S. Maria alla Catena, alla Chiesa di Maria SS. Della Stella, alla Chiesa Di S. Maria la Vetere. Tutti questi palazzi hanno il pregio di essere testimonianza dell’arte barocca e del suo splendore.

 Modica 


 
Modica è una delle città più pittoresche dell’intera Sicilia. In provincia di Ragusa si estende 
Modica la cattedrale
nella parte meridionale dei Monti Iblei ed è divisa in Modica Alta (con costruzioni che scavano la roccia) e Modica Bassa (giù nella Valle). Questo affascinante paese si presenta, agli occhi dei numerosi turisti, con palazzi, chiese, giardini, stradine e vicoli, casupole tutte immerse nello sfarzoso stile barocco. Da non perdere la Chiesa di San Giorgio, la Chiesa del Carmine, la Chiesa di S. Maria di Betlemme, la Chiesa di San Pietro, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Palazzo De Leva, Cattedrale di San Giovanni e Palazzo Polara. La città ha subito, nel corso degli anni, numerose invasioni, ma è con l’arrivo degli aragonesi che comincia la sua storia di ricchezza e potere, “Regno nel Regno”. A Modica vide i suoi natali Salvatore Quasimodo (premio Nobel per la letteratura nel 1959).




 Palazzolo Acreide


 Palazzolo Acreide, nel cuore degli Iblei, nasce sulle rovine dell’antica Akrai. La vecchia città si estendeva sulla cima della collina, dalla quale si può ammirare l’antico teatro Greco
 Romano in pietra bianca. Gli edifici barocchi fanno da padroni, disposti lungo le vie principali.Palazzolo-Acreide-basilica-san-paolo

 Scicli

 Scicli, a pochi chilometri da Modica, è stata ricostruita, dopo il terremoto del 1693 secondo principi barocchi, fondati sulla ricerca di spazi e di effetti illusionistici. L’itinerario della città può iniziare dal centro, in Piazza Italia dove si può ammirare la Chiesa Madre della Città barocca patrimonio dell'unesco 34Madonna delle Milizie oltre tutti gli imponenti palazzi. Continuando, troviamo la Chiesa di San Bartolomeo, Palazzo Beneventano e il complesso monastico dei Carmelitani. Le origini della città sono antichissime e molto probabilmente la cittadina fu voluta dai Siculi. Le popolazioni, che di volta in volta, l’hanno dominata sono molteplici e hanno lasciato una serie di testimonianze e reperti

lunedì 15 aprile 2013

Chiaramonte Gulfi

Piazza Basilica Santa maria
Chiaramonte Gulfi (prov. RG) Conta 8100 Abitanti ed E ubicata Nella altera parte sud orientale della Sicilia. Le origini della comunità vanno ricercate in epoca arcaica - Intorno al VI Secolo. In epoca greca si ha La prima Attestazione del toponimo ACRILLE, col quale viene Indicata la Città di epoca ellenistica e romana. Della successiva denominazione, GULFI, Si ha notizia storica dal Periodo arabo e Fino alla sua distruzione violenta avvenuta Nel 1299, in una fase successiva alla Guerra del Vespro. la Ricostruzione si deve al Conte normanno Manfredi Chiaramonte, infeudato sul finire del Secolo XIII della Contea di Modica. La città trasse, così nome dal suo signore e fondatore. Nel 1881 aggiunse l'antica denominazione di Gulfi, per evitare omonimie. Dal Secolo XVI, la Città Uscita dalle mura medievali si adorna, dei primi edifici signorili, di Conventi e monasteri, di eleganti Chiese. Distrutta dal terribile sisma del 1693, risorge nello steso sito con un connotato architettonico ed urbanistico tardo barocco: Notevole la Chiesa Madre, col monumentale prospetto e l'interno della Chiesa di S. Giovanni Battista, Gli Edifici Borghesi e Patrizi del corso,i palazzi Cultrera Montesano.

martedì 9 aprile 2013

Borges, viaggio nella Sicilia del mito

Jorge Luis Borges con Maria Kodama

«Ricordo che Borges era molto contento di andare in Sicilia. Per lui era una sorta di viaggio iniziatico alla scoperta di Palermo, la città da cui si origina il nome del suo barrio natale, e dell' Isola di Omero e dei filosofi greci a lui tanti familiari, fin da bambino». Così Maria Kodama, vedova di Jorge Luis Borges, parla del loro viaggio a Palermo nel marzo del 1984 dove il grande scrittore argentino fu insignito della "Rosa d' oro", premio istituito dalla casa editrice palermitana Novecento. La signora Kodama è stata per lo scrittore e poeta argentino compagna di vitae di lavoro, collaboratrice preziosae intelligente;e anche la vista dei suoi occhi spenti.

lunedì 8 aprile 2013

Ettore Majorana


Ettore majorana un enigma nazionale

Ettore Majorana con il padre e le sorelle
 E' un personaggio ricco di fascino sia per il periodo storico in cui vive sia perché il mistero della sua scomparsa presuppone il suicidio o la fuga da uno spazio accademico non più condiviso. Majorana era uno dei "ragazzi di via Panisperna" ormai un mitologico gruppo di fisici italiani con a capo il premio nobel Enrico Fermi che nel 1942 costruì a Chicago la prima "pila atomica" ed in seguito, purtroppo, la "bomba A". Notizie biografiche Ettore Majorana scomparve misteriosamente e la sua morte fu un enigma nazionale tutt'oggi insoluto: morto suicida? Rapito da qualche Paese che già in quell'epoca conduceva studi atomici? Rifugiato presso un convento di padri Gesuiti? La madre non convincendosi della morte del figlio, aspettò sempre il suo ritorno.

La sua era una famiglia di illustri professionisti.

 Ettore era un genio della Fisica, precocissimo, eccentrico, ombroso, indolente: da lontano appariva smilzo, con un'andatura timida e quasi incerta;da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, gli occhi neri, grandi e scintillanti. Molto severo nei giudizi, ancor prima con se stesso per poi esserlo con gli altri, le persone a lui vicine avevano finito col comprendere che tanta severità era la manifestazione di uno spirito insoddisfatto e tormentato. Sotto un apparente isolamento dal prossimo, non solo di fatto ma anche di sentimenti, si nascondeva una sensibilità vivissima che lo portava a stringere solo raramente rapporti di amicizia. Nato a Catania il 5 agosto del 1905 in via Etna 251, trasferitosi con la famiglia a Roma, studiò Ingegneria per quattro anni finchè l'amico Emilio Segré lo convinse a cambiare facoltà, facendogli notare come gli studi di Fisica fossero più consoni, di quelli di Ingegneria, alle sue aspirazioni scientifiche ed alle sue capacità speculative. Il cambio avvenne all'inizio del 1928 dopo un colloquio con Fermi, allora professore straordinario alla cattedra di Fisica teorica dell'Università di Roma e che voleva creare nella capitale una scuola di fisica moderna. Majorana si laureò in Fisica nel 1930. Conosciuto per il suo straordinario valore di scienziato e ricercatore teorico, nel 1931 rifiutò i prestigiosi inviti di trasferimento presso le università di Cambridge, di Yale e della Carnegie Foundation. Non è motivato nemmeno il rifiuto per partecipare, nonostante la segnalazione fatta da Fermi a Mussolini, al concorso nazionale, per professore universitario di Fisica, bandito nel 1936. Accettò invece la nomina, per meriti particolari, a titolare della cattedra di Fisica teorica dell'Università di Napoli. Trasferitosi in questa sede, alloggiò presso l'albergo "Bologna" dove continuò a coltivare i suoi interessi per la fisica. Si chiuse in casa e rifiutò persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: - Si respinge per morte del destinatario -. Agli amici più stretti confidò che all'Istituto di Roma, dove peraltro non tornò più, nessuno capiva nulla delle sue teorie (eppure c'erano Fermi e Corbino!). Riuscivano a comprenderlo solo quattro uomini al mondo: i tre premi "Nobel", cioè l'inglese Paul Dirac, il danese Niels Bohr ed il tedesco Werner Heisemberg e con essi l'americano Carl David Anderson. Majorana scrisse solo otto opere di non più di sei-sette pagine ciascuna, tra le quali "Teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone", "Atomi orientati in campo magnetico variabile", "Sulla teoria dei nuclei". Allucinato dalla fatica diurna dell'insegnamento e notturna delle meditazioni scientifiche, si lasciò persuadere ad intraprendere, nel marzo 1938, un viaggio di riposo, Napoli-Palermo, su una nave della "Tirrenia". A Palermo alloggiò, per mezza giornata, all'albergo "Sole" e la sera fu di nuovo sul piroscafo dove fu visto sul ponte all'altezza di Capri, come affermano alcune testimonianze, ma a Napoli non arrivò mai. Dove scomparve e come? La supposizione di suicidio per annegamento fu scartata: sul piroscafo viaggiava un battaglione di reduci dall'Africa ed essendo il ponte stipato qualcuno si sarebbe accorto di un uomo che si gettava in mare. Quando in data stabilita non fu notato il suo rientro, fu lanciato l'allarme e nella sua camera al "Bologna" mancava solo il passaporto: era andato all'estero? In quell'epoca pochi scienziati si occupavano di studi atomici e nessun uomo di Stato poteva essere competente: chi poteva chiamarlo con tanta segretezza? Vane si rivelarono le ricerche in tutto il Paese compiute dalla polizia. Al prof. Antonio Carelli suo collega napoletano, era arrivato poco prima un telegramma di Ettore che diceva: - Annullo notizia che riceverai- . Evidentemente si riferiva ad una lettera giunta dopo il telegramma , nella quale si intravedeva, non chiaramente espresso, il proposito del suicidio. Eppure non soffriva di malattie gravi, solo una nevrosi gastrica ; non aveva relazioni sentimentali, non nutriva interesse per il denaro, non aveva avuto litigi con alcuno. La sua era semplice solitudine causata da incomprensioni di coloro che gli erano vicino. Ricostruzioni televisive e giornalistiche sono state tentate in più riprese e tutte, nell'affrontare il momento cruciale, hanno dovuto fermarsi sulla soglia aleatoria e sfumata delle ipotesi.

mercoledì 3 aprile 2013

Cultura e tradizioni siciliane


cassata Siciliana
Cosa si pensa quando si parla della Sicilia? Calore, allegria e sole. Queste sono le principali caratteristiche di quest’isola meravigliosa. Il calore degli abitanti molto ospitali e che suscitano il sorriso nei turisti perché con la loro spontaneità e la pronunciata gestualità, sanno farsi voler bene da tutti. L’allegria durante le feste locali nei vari comuni della Sicilia, che sono un’infinità, sono una delle maggiori attrattive per i viaggiatori e coloro che amano divertirsi. E il sole, il sole caldo anche d’inverno, le spiagge molto visitate d’estate, e il piacevole clima mite che permette di fare escursioni e gite anche d’inverno.

 I dialetti

 I dialetti parlati in Sicilia sono tantissimi e pieni di sfaccettature nei quartieri delle singole città. Tutti parlano il dialetto senza vergogna in quanto è una lingua a tutti gli effetti, con una storia e una grammatica propria. Sono diverse le matrici del dialetto siculo: indoeuropea e mediterranea (calancuni onda impetuosa di fiume); greca con la dominazione bizantina (tuppiare bussare alla porta); araba con la venuta dei Saraceni (mischinu poverino); franco-normanna con Ruggero I la sicilia tornò ad essere cristiana (quasetti calze); gallica, influenza lombarda (orbu cieco); iberica con la venuta degli spagnoli (sgarrari sbagliare).

 La cucina

 In cucina Come si può notare dalla situazione linguistica siamo un mix di tradizioni e culture. Le specialità siciliane che piacciono a tutti,grandi e piccini,sono:la cassata siciliana,simbolo della Sicilia insieme ai cannoli,gli arancini e la granita.
Carretto Siciliano

 I carretti siciliani

 Uno dei simboli della cultura siciliana è il variopinto carretto siciliano.
 I Carretti nel XVIII secolo venivano usati per scopi agricoli, oggi sono un’attrazione,e i turisti hanno la possibilità di farci un giro sopra. Costruiti artigianalmente, il legno veniva intagliato minuziosamente da maestri d’arte oppure dipinti. Le pareti esterne del carretto erano presenti delle narrazioni di eventi dei paladini di Carlo Magno o scene di vita quotidiana. L’interno invece era decorato con forme geometriche di vario colore con i toni del rosso, giallo e blu. Esiste un museo dedicato ai carretti, il “Museo del carretto siciliano” a Terrasini (PA). A mantenere viva la tradizione dei carretti sono i maestri d’arte che spesso per i turisti rivelano le loro tecniche.