Giovanni Gentile
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Giovanni Gentile |
Nell’estrema provincia della Sicilia occidentale,il 30 maggio del 1875 a Castelvetrano, nasce Giovanni Gentile astro fulgido del pensiero filosofico europeo. Il quale contribuisce fortemente a restituire all’Italia quella dignità che la sua frammentazione politica sembrava avere offuscata, sminuendone il rispetto al mondo della cultura che egli invece rinnovava con la sua originale concezione della vita che poneva il valore dell’uomo nella pienezza della sua attività spirituale.
A Palermo, Giovanni Gentile trovò nella Biblioteca Filosofica la pedana di lancio delle sue idee che dovevano dissequestrare definitivamente la cultura siciliana dal lungo isolamento cui era stata costretta durante il Regno delle due Sicilie, quasi una liberazione che fu come preludio del dissequestro che egli stesso avrebbe operato delle cultura italiana quando la scoperse sotto l’egemonia del Croce che era quella di un razionalismo a scapito del sentimento e della fantasia, privilegiando essa l’élite della intellettualità, come bandiera della opposizione del suo sostenitore carismatico a un regime, nel quele, se Gentile si integrava socraticamente il Croce si degnava di fare qualche comparsa concessiva del suo alto consiglio di saggio pontificante!
Così, tra le due culture non ci fu confronto, ma scontro, uno scontro che doveva determinare la fine di un sodalizio. Giovanni Gentile, invece, non tradì mai il sentimento dell’amicizia che, per il siciliano autentico, è il più sacro dopo quello per la madre, se non reagì, corrivo astioso, ai colpi duri del Croce, rimanendogli sempre umilmente e immutabilmente legato, ignorando ogni pregiudizio politico e le stesse divergenze teoriche.
Egli lanciava agli italiani, ancora, la lezione della sua cultura con l’autorità del suo pensiero e la potenza della sua parola e la diffondeva dalla cattedra della scuola, dagli organi statali del potere politico, di cui egli gestì il dicastero più moralmente impegnato, attraverso anche i convegni degli istituti culturali fondati o patrocinati da quel regime che non riuscì a imbavagliarlo: chè dal suo insegnamento (cioè dalla sua parola sempre viva, sia quella parlata che quella scritta) egli non licenziò mai pappagalli della sua cultura, ma uomini, anzi promesse di uomini nuovi, che fossero soprattutto se stessi, cioè liberi:ne indico soltanto tre, tre nomi che rispondono a Pietro Mignosi, Giuseppe Maggiore e Michele Federico Sciacca, tutti siciliani che onorano, per altezza d’ingegno e profondità di pensiero la nostra terra.
Gentile non predicò soltanto, ma praticò fino al sacrificio di sé e per il riscatto del suo popolo in una Patria grande e immortale, perché, in ogni suo atto, faceva soltanto cultura, non propaganda ideologica settaria.
Giovanni Gentile si pone come la stella da cui traggono luce tanti studiosi del pensiero europeo contemporaneo.
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