Cave di Cusa |
Sai tu l’isola bella, a le cui rive manda Jonio i fragranti ultimi baci, nel cui sereno mar Galatea vive e sui monti Aci?
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venerdì 18 gennaio 2013
Le Cave di Cusa
giovedì 17 gennaio 2013
L’incanto di Mozia
Mozia |
Giovane di Mozia |
ha una forma quasi circolare e si trova al centro del tratto di mare conosciuto come Stagnone di Marsala (oggi riserva naturale regionale). Il suo lindore e il suo fascino sono un patrimonio comune a tutti coloro che abbiano almeno una volta avvicinato quest’isola, unica per collocazione ambientale e, soprattutto, per i resti dell’antica città fenicia e punica che vi sorse e la occupò interamente. Fu Giuseppe Whitaker, nel 1902, ad acquistare l’isola e a riconoscerne lo straordinario valore ambientale e archeologico. Whitaker esplorò Mozia portando alla luce ampi tratti di mura, le porte urbiche e diverse parti dei monumenti maggiori che costellavano l’isola, dal Kothon al Santuario del Cappiddazzu, al Tofet. Acuto osservatore della natura e delle opere dell’uomo, Whitaker comprese il valore immenso dell’isola, 45 ettari di resti archeologici testimoni della presenza dei Fenici in Sicilia Occidentale, al centro del Mediterraneo, sepolti sotto una basso strato di terreno agricolo formatosi in secoli di abbandono. La passione per le antichità lo portò a condurre scavi e a raccogliere nella sua villa sull’isola una ricchissima collezione di reperti. Un nuovo impulso alle ricerche archeologiche sull’isola fu portato a partire dagli anni ‘60 culminate, nel 1979 con il ritrovamento della statua del “Giovane di Mozia”, un capolavoro dell’arte greca arcaica, . Nel frattempo l’istituzione della Fondazione Whitaker, aveva reso Mozia un luogo d’elezione per l’archeologia fenicio-punica, oltre che un’attrazione aperta a tutti i visitatori della Sicilia Occidentale. Oggi la Fondazione Whitaker offre a Mozia la possibilità per tutti di fare un salto in un passato affascinante, immerso in una natura sempre sorprendente dai colori e dai profumi intensi, tipici della Sicilia.
http://www.youtube.com/watch?v=2nM7jFs0fmc
La storia della Fata Morgana
mercoledì 16 gennaio 2013
L'isola Ferdinandea ovvero: l'isola che non c'è
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Isola Ferdinandea |


martedì 15 gennaio 2013
Versi di Giosue Carducci sulla Sicilia
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Aci e Galatea |
Il fascino che le leggende classiche siciliane esercitarono nei confronti dei poeti di ogni tempo è testimoniata anche in una delle odi composte da Giosué Carducci, premio Nobel nel 1906, intitolate “Primavere Elleniche“.
In questi pochi versi Carducci evoca tre famose leggende siciliane del periodo classico. La leggenda della ninfa Galatea e il suo amante Aci che per sfuggire alle minacce del geloso rivale Polifemo viene trasformato in un fiume, della “ennea” Proserpina rapita da Plutone nei pressi del lago di Pergusa e portata nell’Ade per sei mesi all’anno ( i mesi dell’autunno e dell’inverno), e della bellissima ninfa Aretusa trasformata nella fonte Aretusea di Siracusa dalla dea Artemide, per sfuggire al cacciatore Alfeo che si era perdutamente innamorata di lei.
Il toscano Carducci canta una Sicilia che conosceva solamente attraverso le leggende mitologiche :infatti non ebbe mai modo di visitare i luoghi in cui si erano svolti i fatti che lo avevano ispirato.
Sai tu l’isola bella, a le cui rive
manda Jonio i fragranti ultimi baci,
nel cui sereno mar Galatea vive
e sui monti Aci?
Amor fremono, amore, e colli e prati
quando la Ennea dai raddolciti inferni
torna col fior dei solchi a i lacrimati
occhi materni.
Amore, amor, sussurrano l’acque, e Alfeo
chiama nei verdi talami Aretusa
ai noti amplessi, ed al concerto acheo
l’itala musa.
lunedì 14 gennaio 2013
La leggenda di Aci e Galatea
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Aci e Galatea |
I miti e le leggende della Sicilia

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