Aci e Galatea |
Il fascino che le leggende classiche siciliane esercitarono nei confronti dei poeti di ogni tempo è testimoniata anche in una delle odi composte da Giosué Carducci, premio Nobel nel 1906, intitolate “Primavere Elleniche“.
In questi pochi versi Carducci evoca tre famose leggende siciliane del periodo classico. La leggenda della ninfa Galatea e il suo amante Aci che per sfuggire alle minacce del geloso rivale Polifemo viene trasformato in un fiume, della “ennea” Proserpina rapita da Plutone nei pressi del lago di Pergusa e portata nell’Ade per sei mesi all’anno ( i mesi dell’autunno e dell’inverno), e della bellissima ninfa Aretusa trasformata nella fonte Aretusea di Siracusa dalla dea Artemide, per sfuggire al cacciatore Alfeo che si era perdutamente innamorata di lei.
Il toscano Carducci canta una Sicilia che conosceva solamente attraverso le leggende mitologiche :infatti non ebbe mai modo di visitare i luoghi in cui si erano svolti i fatti che lo avevano ispirato.
Sai tu l’isola bella, a le cui rive
manda Jonio i fragranti ultimi baci,
nel cui sereno mar Galatea vive
e sui monti Aci?
Amor fremono, amore, e colli e prati
quando la Ennea dai raddolciti inferni
torna col fior dei solchi a i lacrimati
occhi materni.
Amore, amor, sussurrano l’acque, e Alfeo
chiama nei verdi talami Aretusa
ai noti amplessi, ed al concerto acheo
l’itala musa.
Io, torinese, che vissi alcuni mesi a Palermo oltre quarant'anni fa, sono tuttora rapito dall'incanto dei versi carducciani, e dal ricordo della meravigliosa Sicilia.
RispondiEliminaGianni Monasterolo