sabato 2 marzo 2013

Leonardo Sciascia e il Pci

Il rapporto di Leonardo Sciascia con il Pci, prima del partito radicale, fu per lui la forza politica di riferimento. Con questo partito, specie a livello siciliano, lo scrittore ebbe, una relazione lunga e intermittente che si romperà nella seconda metà degli anni ’70 quando, nel volgere di quattro anni, (1975-79) passò da consigliere comunale di Palermo eletto nelle liste del Pci a deputato radicale. L’elezione a deputato non gli aveva fatto superare del tutto il disagio verso la politica attiva. Nei suoi scritti Sciascia aveva mostrato un buon fiuto politico, ma non riusciva ad adattarsi al ruolo di parlamentare. O, forse, non desiderava adattarvisi. In Parlamento forse c’è andato,solo per far parte della Commissione d’inchiesta sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Leonardo Sciascia, pur essendo nativo di Racalmuto, centro minerario dell’agrigentino a cui rimase legato per tutta la vita, non ebbe molte frequentazioni col Partito e i dirigenti della provincia di Agrigento. Di più frequentò alcuni dirigenti e intellettuali comunisti di Caltanissetta (Giuseppe Granata, Emanuele Macaluso, Calogero Roxas, Gino Cortese, ecc) dove studiò e visse per un certo tempo. Sciascia, pur dichiarando una certa affinità d’idee col Pci, desiderava continuare a scrivere senza essere distratto dall’attività politica verso la quale non si sentiva portato. L’impegno di Sciascia, di Renato Guttuso e di altri intellettuali di sinistra e progressisti fu decisivo per scuotere il mondo della cultura, dell’Università e della scuola in genere che, per la prima volta, dopo il 1968, si schierava a difesa di una conquista laica, di civiltà, che rischiava di essere travolta. Probabilmente, Sciascia, cominciò ad avvertire una certa delusione rispetto alle attese e alle promesse di cambiamento fatte dai dirigenti del pc siciliano, il cambiamento dato per avvenuto in realtà era in gran parte di facciata, anzi di facce. Insomma, un po’ millantato dai dirigenti per indurlo ad entrare in lista a Palermo, per fare di Sciascia un bel fiore all’occhiello da esibire nelle riunioni romane e nei salotti buoni dell’intellighenzia di sinistra. Il rapporto fra Sciascia e il Pci, forse, andrebbe meglio indagato. Leonardo Sciascia nel 1979 è pluri - capolista alla Camera per i radicali. Sarà eletto in più collegi con una valanga di voti di preferenza. Il grande scrittore arriva, dunque, alla Camera nella veste di deputato radicale, accompagnato dalla stima generale anche da parte di tanti esponenti siciliani di quella Democrazia cristiana che lui accusava di contiguità col malaffare.

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