La corte del grande Federico risiedette, come hai visto, a Palermo. Ed egli ne fece un ritrovo di poeti, di artisti e di scienziati. Anzi egli stesso fu poeta e buon poeta!
Durante il suo regno avvenne uno stranissimo fatto. Tu sai che fino allora la lingua dell'isola era stata il greco, oppure l'arabo. Sotto Federico II, ecco che si fa strada il « dialetto », cioè la nuova lingua italiana. E noi vediamo lo stesso Re che scrive le sue poesie in questa lingua. E così suo figlio Enzo; e così tutti i poeti della sua corte.
Pensa: erano i primi poeti che scrivevano nella nuova lingua e venivano chiamati i poeti della Scuola Siciliana; non perché essi fossero solo Siciliani, ma perché erano a Palermo, alla corte dell'Imperatore-poeta.
E' da ricordare qui, anche se non appartenne a questa Scuola, il poeta siciliano Giullo d'Àlcamo, conosciuto anche come Cielo D'Alcamo, il quale scrisse una poesia che è uno dei più antichi documenti della letteratura italiana. Essa è famosa e comincia con queste belle parole:
Rosa fresca aulentissima
ch'apari in ver la state ... In Sicilia, quindi, comparve la prima poesia italiana.
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