Donna Franca Florio 1903 |
La famiglia Florio lasciò una impronta di sé anche nel mondo dell’arte. Essi avevano capito che la Sicilia possedeva da secoli una grande capacità artigianale e manuale e pensarono di farla rivivere. Naturalmente hanno avuto la fortuna di incontrare architetti come Damiani Almeyda e Ernesto Basile ed è con questo architetto che il legame si concretizza con realizzazioni architettoniche all’unisono con l’art nouveau europea (le più importanti sono il villino Basile, committenza di Vincenzo Florio, e Villa Igea). E' proprio nella villa Igea e nel villino Florio, che si realizza una formidabile convergenza fra architetti, maestranze, decoratori, pittori, scultori, che parla il linguaggio internazionale del modernismo. E poiché in quel periodo Palermo era ancora una città in cui ci si curava per il clima loro ospitarono la crema della buona società europea e anche famiglie regnanti come i reali d’Austria e di Russia e, naturalmente quelli d’Italia. Ignazio junior e la sua bellissima consorte Franca, figlia del barone di San Giuliano Pietro Jacona e di Costanza Notarbartolo vivono infatti da protagonisti il periodo della Bella Epoque.
Donna Franca è il prototipo di donna che coniuga l’ideale estetico di eleganza con il gusto della famiglia. E’ un punto di riferimento nei salotti della mondanità mittleuropea. Si divide tra i salotti delle palazzine del periodo liberty palermitano, attirando su di sé, per il suo fascino e bellezza, gli apprezzamenti del Kaiser Gugliemo II, spesso ospite alla loro villa dell’Olivuzza, e di Vittorio Emanuele III.
I Florio fondarono alcuni dei più importanti teatri lirici del mondo come il teatro Massimo e il teatro Politeama. Questi teatri ebbero il merito di convogliare nella città turisti colti che andavano alla ricerca delle novità liriche che a quei tempi, grazie ai Florio, si facevano a Palermo. La cosa interessante per Palermo in quegli anni è che si sviluppò un sistema dell’arte. I Florio contribuirono in maniera significativa a innestare e coadiuvare questo sistema. In città si svilupparono dei circoli di conversazione in cui l’intellighenzia, gli imprenditori, i borghesi e anche gli uomini dell’amministrazione che ne facevano parte cercavano di promuovere il dialogo fra arte e industria e arte e istituzioni pubbliche.
Manifesto dell'esposizione del 1908 |
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