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Il Barocco si sviluppa in Italia nel XVI secolo. E’ uno stile dal gusto drammatico, fatto di masse in movimento, adorno di sculture e di chiaroscuri che giocano tra loro, creando luci ed ombre, in un incrocio emotivo e suggestivo. Nello stesso periodo temporale in Sicilia si costruisce, soprattutto, secondo uno stile autoctono o con un'architettura classicista tardo rinascimentale solo da poco fattasi strada nell'isola. Il barocco è per lo più ignorato. Nel 1693 con il terremoto che colpì il Val di Noto, l’esigenza della ricostruzione porta nell’isola una serie di architetti siciliani formatisi a Roma ed artisti venuti da fuori. Le possibilità costruttive ed applicative del barocco sono ingenti: nasce un sofisticato stile Barocco, popolare e colto, che si radica nel territorio siciliano. Lo stile impera per quasi tutto il XVIII secolo. Solo verso la fine viene sostituito, secondo la moda, dal neoclassicismo. La ricchezza delle decorazioni, nella storia sociale siciliana del periodo, ne fa lo stile eletto per esprimere ricchezza e nobiltà del proprietario, un vero marchio d’identità, che tutt’oggi viene letto secondo questo parametro. E’ il canto del cigno della nobiltà siciliana che, nel giro di un secolo, decadrà sotto i colpi della modernità. Antony Blunt nel suo libro "Barocco Siciliano" (1968) divide l'architettura barocca siciliana in tre grandi fasi: Prima fase : caratterizzata dalla presenza di edifici in stile paesano, contrassegnato da grande libertà e fantasia, particolarmente nel modo di trattare il dettaglio architettonico e le decorazioni plastiche, ma francamente provinciale e spesso ingenuo. Seconda Fase: caratterizzata da uno stile più elaborato, introdotto da architetti siciliani formatisi sul continente particolarmente a Roma e a Napoli. Terza fase: caratterizzata da una evoluzione dello stile romano verso una visione che più si adatta alle tradizioni e alla cultura locali. A proposito della terza fase Blunt scrive: “Nella terza fase gli architetti locali, superando lo stadio della discendenza ideale da Roma, enucleano uno stile nuovo e in alto grado personale. Nella facciata del Duomo di Siracusa, opera di Andrea Palma, nelle chiese di Rosario Gagliardi a Noto, Ragusa e Modica, nelle ville di Tommaso Napoli a Bagheria, come in molti edifici dei centri minori, gli architetti siciliani, pur mettendo a frutto gli insegnamenti ricevuti da Roma e da Napoli, adattano questi modelli alle esigenze e alle tradizioni locali costruendo un gruppo di monumenti che possono catalogarsi fra le più alte creazioni del tardo Barocco.”
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