sabato 22 dicembre 2012

I Borboni



 Negli anni che vanno dal 1713 al 1735 la Sicilia passò, di volta in volta, sotto il dominio dei Savoia, degli Austriaci e dei Barboni di Napoli. Nel 1735 divenne Re di tutto il meridione Carlo di Barbone che si trasferì a Napoli e, pur cercando di riattivare commerci e industrie, non ottenne certamente brillanti risultati. Il suo successore Ferdinando IV '(1759-1825) inviò nell'isola il suo ministro Domenico Caràcciolo, perché vi compisse delle riforme. Ma i Siciliani, gelosi della supremazia di Napoli, non accolsero con entusiasmo l'inviato del Re. I baroni soffiarono sul fuoco e accusarono il ministro di attentare alla libertà dell'isola. Alla fine il popolo, vittima delle trame dei baroni, si ribellò alle benefiche riforme. Arriviamo così al 1789, l'anno della grande Rivoluzione Francese. Nuovi princìpi di libertà si diffondevano dovunque ed i popoli chiedevano la Costituzione . . . Cos'è la Costituzione? E' un complesso di leggi che afferma i diritti del popolo e impegna lo Stato a rispettarli. Allorché, cacciato dai Francesi, Ferdinando di Borbone giunse a Palermo, an­che i Siciliani chiesero ed ottennero la Costituzione. Qualche anno dopo, però, dopo la ca­duta di Napoleone, tornato a Napoli col titolo di Re delle Due Sicilie, Ferdinando la soppresse. Era certamente un tradimento! Però, co­me dice il proverbio, ogni male non viene per nuocere. Ecco, infatti, da allora, diffondersi anche in Sicilia la Carboneria (la società segreta italiana che mirava all'indipendenza della Penisola). Per opera della Carboneria e dei più colti patrioti dell'isola, ecco destarsi, per la prima volta, nella coscienza dei Siciliani, il desiderio di una Sicilia libera, ma unita al resto dell'Italia . . . Quando, nel 1820, scoppiarono a Napoli i primi moti, anche la Sicilia insorse e chiese l'indipendenza, riuscendo a cacciare le truppe borboniche. Presto, però, i Borboni tornarono e la rivolta fu domata nel sangue. Più tardi, nel 1848 (anno di rivoluzioni in tutta l'Europa), la Sicilia fu la prima a insorgere per la libertà. Cacciati di nuovo i Borboni, venne formato un Comitato Siciliano di Liberazione, composto da Giuseppe La Masa, Rosolino Pilo e Giacinto Carini. Da quel momento le sorti dell'isola sono legate per sempre alle sorti dell'Italia.

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