martedì 18 dicembre 2012

I vespri




Drouet trafitto dalla spada viene ucciso,
ISicilia la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle libertà baronali ed una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di Corradino aveva resistito ancora per alcuni anni era ora il bersaglio della rappresaglia angioina. Gli Angiò si mostrarono insensibili a qualunque richiesta di ammorbidimento ed applicarono un esoso fiscalismo praticando usurpazioni, soprusi e violenze. Tanto che Dante, che nel 1282 aveva solo 17 anni, nell'VIII canto del Paradiso indicherà come Mala Segnoria il regno angioino di Sicilia. I nobili siciliani riponevano le proprie speranze in Pietro III d'Aragona. Il re d'Aragona, era guardato con favore perché sua moglie Costanza, in quanto figlia di Manfredi e nipote di Federico II, risultava l'unica pretendente legittima della casa di Svevia;tuttavia egli era impegnato nella riconquista di quella parte della penisola iberica ancora in mano agli arabi. Alla fine del 1280 i baroni siciliani ruppero gli indugi organizzando una sollevazione popolare che desse un segno tangibile della loro determinazione convincendo l'unico interlocutore rimasto, Pietro d'Aragona, ad accorrere finalmente in loro aiuto. 

Tutto ebbe inizio mentre si era in attesa della funzione del Vespro del 31 marzo 1282Lunedì di Pasqua, sul sagrato della Chiesa dello Spirito Santo, a Palermo. A generare l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa ad una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire. A difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Tale gesto costituì la scintilla che dette inizio alla rivolta. Nel corso della serata e della notte che ne seguì i palermitani - al grido di "Mora, mora!" - si abbandonarono ad una vera e propria "caccia ai francesi" che dilagò in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.

Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso ad unoshibboleth, mostrando loro dei ceci («cìciri», nella lingua siciliana) e chiedendo di pronunziarne il nome; quelli che venivano traditi dalla loro pronuncia francese (sciscirì), venivano immediatamente uccisi.


Gli organizzatori 

Secondo la tradizione, la rivoluzione del Vespro fu organizzata in gran segreto dai principali esponenti della nobiltà siciliana. Quattro furono i principali organizzatori:

Giovanni da Procida, della famosa Scuola medica salernitana, medico di Federico II;
Alaimo di Lentini, Signore di Lentini;
Gualtiero di Caltagirone, Barone, Signore di Caltagirone;
Palmiero Abate, Signore di Trapani e Conte di Butera.

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