mercoledì 30 gennaio 2013

Le malattie più diffuse del xvlI sec.

Certamente Don Giorgio dovette confrontarsi con i problemi igienici e con le malattie più diffuse della sua epoca: molto diffusa nel 1600 era la rogna (o scabbia), e il male francese, ossia la sifilide, (chiamata in Francia mal di Napoli), che deturpava il viso e altre parti del corpo con caratteristici "ampulli grossi… comu castagni et nuchilli". Un'altra malattia a quel tempo endemica era la lebbra, causata delle tremende condizioni igieniche, essa era considerata terrificante per i risvolti sociali che comportava: per i lebbrosi era prevista l'esclusione dal consorzio civile, venivano segregati a vita in luoghi appartati (gli stessi in cui nasceranno i primi ospedali psichiatrici) e perdevano ogni diritto, ma erano mantenuti a spese della comunità; tanto che alcuni indigenti, per sopravvivere, si facevano passare per lebbrosi. Fino alla metà del XVII secolo,Palermo dopo Napoli era la seconda città più popolata d'Europa:la prima arrivò a contare un massimo di centocinquantamila abitanti,la seconda quattrocentomila Palermo era capitale politica, Messina principale emporio commerciale e (dal 1548) sede universitaria, e Catania era sede (dal 1438) dell'Università degli studi più antica e importante. Periodicamente la popolazione veniva decimata da carestie ed epidemie. La peste infuriò a Palermo nel 1575 e poi nel 1624:il protomedico del regno, Gian Filippo Ingrassia, in tale occasione mise in atto metodi razionali di profilassi ed igiene. Nel corso delle pestilenze, i medici giravano vestiti in modo molto originale con una maschera a forma di becco d'uccello sul naso, che conteneva una spugna con dei profumi, perché si credeva fossero gli odori a causare la malattia: non si era ancora sviluppato il concetto di contagio da organismi viventi,non si capiva quindi come si trasmettessero,si riteneva che gli odori e gli unguenti portassero il contagio, ma non si comprendeva per quale ragione. Non c'era nessun concetto di igiene, tanto che persino le lenzuola dei letti dei malati venivano riciclate senza pulirle con immaginabili conseguenze soprattutto in zone molto popolate.Le epidemie erano vissute dal popolo come castighi divini. La Sicilia del 1600, in cui operò don Giorgio Gulioso, era l'avamposto europeo e cristiano contro l'Islam, al centro del Mediterraneo, al confine di due mondi ostili.

Nessun commento:

Posta un commento