sabato 12 gennaio 2013

Sicilia arcaica VIII-VI sec. a.C.

Giovinetto di Mozia

  La Sicilia, all’interno del Mediterraneo, possiede una centralità che non è solo geografica: da essa sono passate innumerevoli migrazioni le cui origini affondano nella

 notte dei tempi. La più antica cultura neolitica nell'’isola sembra essere quella oggi convenzionalmente nota col nome di civiltà di Stentinello, dal nome del villaggio vicino Siracusa intorno al 3000 a. C.

La Sicilia sembra aver accolto tali popoli, si pensa che tutte queste migrazioni e riemigrazioni fossero responsabili, tra le altre cose, della introduzione per la prima volta nell’Europa occidentale di dialetti appartenenti alla famiglia delle lingue indoeuropee. Che lingue, in effetti, si parlavano in Sicilia prima e dopo il 2000 a. C.? A sentire i greci, quando essi cominciarono a insediarsi in Sicilia nell’ottavo secolo a. C. vi trovarono tre diversi popoli,

siculi nella metà orientale,

sicani in occidente

e gli elimi nella regione nord-occidentale.

I resoconti greci che ci sono pervenuti (e non ne esistono altri) su queste popolazioni sono confusi e contraddittori. Il piu antico, quello dello storico Tucidide, vissuto alla fine del quinto secolo a. C. e che lo aveva tratto da Antioco di Siracusa, autore di una storia della Sicilia .

alla fine del quinto secolo a. C. e che lo aveva tratto da Antioco di Siracusa, autore di una storia della Sicilia .
Persino i diversi nomi dell’'isola sono attribuiti con criteri retrospettivi: e infatti Trinacria vuole esprimere l’immagine della Sicilia come un triangolo avente un promontorio ad ogni vertice, mai abbandonata dagli antichi geografi. Insomma, la tradizione non è di alcun aiuto nell’identificare le popolazioni pregreche o le loro lingue. Dobbiamo ammettere di non sapere praticamente niente sulla lingua dei sicani; di quella degli elimi abbiamo alcuni testi frammentari, nessuno dei quali lungo più di 12 lettere, su pochi frammenti di coccio del sesto e del quinto secolo a. C. trovati a Segesta e alcune iscrizioni su monete provenienti da Segesta ed Erice in caratteri greci. La lingua con tutta evidenza non è greca, ma di che lingua si trattasse si è discusso a lungo senza giungere a una conclusione soddisfacente. Non possiamo escludere, in base alle testimonianze di cui attualmente disponiamo, che fosse un dialetto indoeuropeo (come certamente lo era il siculo).



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