martedì 29 gennaio 2013

L'uso del vino a scopo terapeutico nell'antichità

Bacco e Arianna
Il medico accorto, quando desidera salvaguardare la salute di qualcuno, deve badare ad istruire nel bere secondo la qualità naturale dell'uomo e del vino. Al medico d'altra parte è necessario che nel vino e nelle altre cose tenga sempre presente il temperamento e la sovrabbondanza di umore di ciascun uomo. Il vino, bevuto moderatamente conforta ed aumenta il calore naturale, espelle la bile gialla col sudore e l'urina, riscaldando ed inumidendo modera la bile nera, ammorbidisce le membra irrigidite, indurite e secche per la fatica e l'eccessiva stanchezza, toglie la spossatezza e ridona le forze ai malati, ingrassa i corpi, rinforza l'energia e l'appetito, elimina la dilatazione e la flatulenza. Ma, qualora si beva trascurando un ragionevole limite oppure fino all'ebrietà, genera turbamento della mente, stoltezza, apoplessia, epilessia, paralisi, tremore, spasmo e simili. A quel tempo era presente soprattutto una antica e radicata diffidenza nei confronti di chi beve acqua: questa idea ricorrente che attraversa tutte le società, dall'alto medioevo fino all'inizio del secolo XX sia per la pulizia che per l'alimentazione, non fu dovuto solo alla difficoltà nel procacciarsi questo prezioso elemento, ma soprattutto al forte convincimento culturale secondo cui tutti coloro che bevono acqua si ammalano. Tale diffidenza, testimoniata fin da una Epistola in cui san Paolo ammonisce Timoteo a smettere di bere acqua e a ricorrere invece al vino, "perché ti curerà lo stomaco e i mali di cui soffri", è ripresa dalla saggezza popolare che, mentre esalta il vino come sangue dell'uomo e antidoto alle più svariate malattie, attribuisce all'acqua il potere di accorciare la vita e di provocare tristezza e malinconia. Il vino elimina i cattivi umori negli adulti e i vermi nei bambini mentre proverbi e detti suggeriscono che dal buon vino ne segue il buon sangue, il vino è il latte dei vecchi, il vino è il sangue dell'uomo, il vino allunga la vita, l'acqua accorcia gli anni, l'acqua fa male, il vino fa cantare. La classificazione organolettica del vino, nel 1600 si faceva sulla base del colore, del gusto e del piccante (frizzante). le preferenze andavano ai vini rosati, dolci e frizzanti; il moscato era in questo periodo un vino secco. I vini bianchi dolci venivano prodotti con uve non aromatiche. Le prime testimonianze sul vino nella cultura medica risalgono al V IV secolo a.C., al "corpus ippocraticum" , una collezione di circa settanta opere che trattano vari temi, tra cui spicca la medicina,viene consigliato per combattere la febbre, come diuretico, come antisettico e aiuto nelle convalescenze. E' certo, inoltre, che per oltre duemila anni, il vino sia stato l'unico antisettico utilizzato sia per disinfettare le ferite, che per rendere potabile l'acqua. Durante il 1600 il vino non era considerato solamente una gradevole bevanda ma veniva anche utilizzato per produrre dei rimedi per varie malattie. Per curare la melanconia, il tremor di cuore, la rogna e la lebbra, togliere i cattivi pensieri e i vermi dall'intestino si usava il vino alla borragine ed alla melissa; oppure per prevenire la peste, le piaghe, per curare la tisi e la febbre quartana, il morbo caduco si prescriveva il Vino di rosmarino. Nei secoli successivi, ancora fino alla metà dell'800 famosi clinici tedeschi consigliavano l'uso di piccole quantità di buon vino come stimolante cardiaco. Oggi il vino, pur essendo ormai scomparso dal repertorio farmaceutico, resta un inseparabile accompagnamento delle buone pietanze e nessun medico proibisce il suo uso misurato.

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